mercoledì 19 ottobre 2011

La paura di Bratislava che fa tremare l'euro


L’analisi, cosa c’è dietro la diffidenza del paese modello della nuova Europa

Barroso presenta il piano per il credito

In Slovacchia c'è un signore che si chiama Jan Slota e che guida un partito nazionalista dal successo sempre crescente. Una delle sue ultime idee è la seguente: bisogna costituire al più presto uno stato indipendente dove convogliare tutti i rom d'Europa perché «fra loro si capiscono bene». Proprio come qualcun'altro aveva pensato verso il 1940 per gli ebrei e per l'isola lontana del Madagascar. La Slovacchia non è certo un'incubatrice di stravaganze e c'è uno Slota in ogni Stato d'Europa, ci mancherebbe. Ma la loro non è solo una presenza folcloristica: dietro certi appelli sulfurei e certe paure ricorrenti (può fare paura tutto: i rom, ma anche le «grandi banche dell'occidente», e la Bce «rapace», e l'«avido» Fmi, fino appunto al principio della solidarietà comunitaria), c'è l'insicurezza di chi non riesce ancora a immaginare il suo posto in Europa, prima c'era lui, Baffone, cioè l'impero sovietico. Poi, caduto il muro, è venuto lo zio Sam, cioè l'atteso abbraccio con il capitalismo.
Adesso, da qualche anno, per qualcuno c'è un grande vuoto: a destra o a sinistra? Con il liberismo anglosassone o con le socialdemocrazie scandinave? Con la locomotiva conservatrice Angela Merkel o con il nuovo centrosinistra danese? Con il fondo salva Stati e il rigorismo nei bilanci o con l'allegra illusione finanziaria di greci, irlandesi e portoghesi? Anche la Slovacchia come negli anni scorsi la Polonia, e tanti altri, starà ponendosi queste domande. E forse il no impaurito e diffidente che sembra emergere dal voto del suo parlamento, che pure potrebbe rivederlo nei prossimi giorni, ha anche questa radice: un'identità nazionale ancora fragile può non gradire richieste troppo perentorie di schieramento.
Ma sono tutti tentativi di spiegazioni ideali che non cancellano altre ragioni, più terra terra e dunque più plausibili: quel no può essere motivato da normalissimo egoismo, dalla volontà di non rischiare (i pochi) soldi propri per coprire balordaggini altrui («Alla Germania o alla Francia magari non costa nulla, ma a noi...»). Tutto comprensibile.
E però la malattia greca può essere contagiosa, le formiche di oggi possono diventare le cicale di domani, la crisi sta dimostrando di non voler risparmiare proprio nessuno: e stare dentro l'Unione Europea, usufruire dei suoi fondi strutturali, del suo appoggio sui mercati, del suo prestigio mondiale, non dovrebbe essere gratis. Neppure per Bratislava. Che in qualche modo ha schiaffeggiato Bruxelles proprio alla vigilia di quella che si annuncia come una delle mosse più rilevanti nella gestione di questa difficile crisi: la presentazione, finalmente, di un piano dell'Unione Europea, per la ricapitalizzazione del sistema bancario. Una carta che oggi José Manuel Barroso scoprirà.
Luigi Offeddu
Fonte: Corriere della Sera

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