La notizia è di quelle forti: "le" Mauritius non ci sono più. Anzi, "le" Mauritius non sono mai esistite. A 860 km ad est del Madagascar c’è una sola isola e si chiama Mauritius, Ile Maurice alla francese. Niente arcipelago e quindi niente sostantivo plurale come invece recita l’abusato luogo comune. Del resto sarebbe una forzatura fuori luogo rendere plurale un’isola dalla singolare bellezza e dalle caratteristiche uniche. Che sia una terra speciale infatti lo si immagina già qualche minuto prima di atterrare a Plaisance quando l’aereo sorvola l’intera isola: il pensiero corre alla saga tv di Lost perché l’isola ricorda la location dell’epopea di J.J. Abrams.
Tantissimo verde, vegetazione tropicale, colline digradanti verso l’oceano, un cielo terso all’inverosimile. Una specie di paradiso terrestre, un paradiso fatto di creoli disponibili, sorridenti e incuranti degli asettici numeri che quantificano in cento euro il loro reddito pro capite mensile. I numeri da queste parti della terra sono relativi. O sono da mettere in un cassetto da chiudere a chiave, almeno per la durata del soggiorno, consigliato da ottobre in poi. Quando da noi si gira con ombrello, maglioncino e si pensa ai regali di Natale qua inizia l’alta stagione. Una stagione da vivere intensamente sia in riva al mare che nell’entroterra più che mai sfarzoso. Per i cosidetti “sea-addicted”, per chi “non è vacanza se non mi cuocio sotto il sole”, Mauritius può essere un problema: l’isola offre così tante opportunità di scelta da mettere in difficoltà il turista più incallito.
Tantissimo verde, vegetazione tropicale, colline digradanti verso l’oceano, un cielo terso all’inverosimile. Una specie di paradiso terrestre, un paradiso fatto di creoli disponibili, sorridenti e incuranti degli asettici numeri che quantificano in cento euro il loro reddito pro capite mensile. I numeri da queste parti della terra sono relativi. O sono da mettere in un cassetto da chiudere a chiave, almeno per la durata del soggiorno, consigliato da ottobre in poi. Quando da noi si gira con ombrello, maglioncino e si pensa ai regali di Natale qua inizia l’alta stagione. Una stagione da vivere intensamente sia in riva al mare che nell’entroterra più che mai sfarzoso. Per i cosidetti “sea-addicted”, per chi “non è vacanza se non mi cuocio sotto il sole”, Mauritius può essere un problema: l’isola offre così tante opportunità di scelta da mettere in difficoltà il turista più incallito.
Al Nord c’è l’Ile Maurice più frenetica, giovanile e l’unica con tratti vagamente europei, in stile Saint Tropez. Al Sud invece l’isola è selvaggia e il turismo va in parallelo con la valorizzazione di Mauritius. All’avanguardia di questa declinazione di turismo è Shanti Maurice , a Chemin Grenier. Aperto nel dicembre 2006, il complesso del gruppo Nira Resorts era concepito inizialmente come uno spin off di Shanti Ananda, resort ayurvedico ai piedi dell’Himalaya. Poi la coraggiosa decisione manageriale del riposizionamento sul mercato del turismo internazionale, un re-branding basato su ciò che c’è attorno a Shanti Maurice. Così il turista gode del lusso della struttura e, allo stesso tempo, di ciò che offre l’isola.
Dentro il resort (61 junior suites, 44 con vista oceano, 16 luxury con piscina privata e vista oceano, una presidenziale da 800 mq con due piscine private) ci sono 25 sale per il relax e massaggi (il top dell’ayurvedico, padiglioni per sedute di yoga e massaggi di coppia) e quattro ristoranti, oltre alla possibilità di cenare piedi nella sabbia in riva all’oceano. Ma dentro Shanti (junior suite vista oceano da 570 euro a giorno in bassa stagione) c’è anche l’orto curato personalmente dal capo cuoco: una porzione di terreno in continua crescita ed arricchimento di prodotti tipici, una zona alla quale i clienti possono accedere per scegliere (e raccogliere) cosa mangiare e come cucinare. Fuori dallo Shanti e apprezzata - e al momento unica nel suo genere - la serata “grandmother kitchen”, un’uscita settimanale nella vera casa di un’anziana del villaggio di Chemin Grenier. Pittoresca la scena: una dozzina di turisti seduti attorno a una qualsiasi tavola mauriziana, in una vera cucina ricca di spezie e colori, con un’anziana che spiega e racconta i segreti di ricette creole e non.
Tantissimo verde, vegetazione tropicale, colline digradanti verso l’oceano, un cielo terso all’inverosimile. Una specie di paradiso terrestre, un paradiso fatto di creoli disponibili, sorridenti e incuranti degli asettici numeri che quantificano in cento euro il loro reddito pro capite mensile. I numeri da queste parti della terra sono Diverso il tipo di clientela e struttura nel nord.
Ad esempio il gruppo Veranda gestisce l’hotel Pointe aux Biches, a Grand Baie: un quattro stelle con animazione, cucina etnica e un must: sempre a piedi nudi nella sabbia. Il concept è il massimo relax, partendo appunto dallo girare scalzi. Di giorno e di notte. A tavola e in uno dei diversi lounge bar a bordo riva. Sempre. L’idea funziona, al pari di avere una spiaggia molto lunga e frastagliata, opportunità molto apprezzata dalle famiglie a caccia di quiete e mare. Dello stesso gruppo ma concettualmente Heritage Le Telfair e Heritage Awali, 2500 ettari nel Domaine de Bel Ombre, a sud: il primo è un casa coloniale del'Ottocento con vista mozzafiato, il secondo è una finestra sull’Africa.
Ma Grand Baie è anche un ottimo punto d’appoggio per chi voglia godere dell’oceano. A meno di venti minuti d’auto infatti si arriva nel porto turistico di Grand Baie dove decine di catamarani e barche a vela attendono turisti 365 giorni l’anno. Nel porto pare non esistere il concetto di “bassa stagione”: ogni giorno almeno una ventina di imbarcazioni salpano con destinazione Ile Plate, un’oasi verde quasi in pieno oceano. Un’ora e mezza di navigazione al ritmo di segà (a musica tipico mauriziano che, mixato con il reggae, diventa “seggae”) e si getta l’ancora, in attesa del tender per raggiungere la terraferma. E che attesa: sotto di noi un mare cristallino fa da contorno a decine di pesci a “caccia” di cibo. La caccia è mirata visto che ogni imbarcazione è dotata di provviste per il barbecue compreso nel biglietto (50 euro trasporto, accesso all’isola privata e, appunto, pranzo). Le equivalenti 2000 rupie mauriziane sono soldi spesi benissimo, vista che l’atmosfera - potendo - sarebbe da chiudere in una lampada magica da sfregare una volta tornati a casa. Il verde della vegetazione alle spalle, sotto la sabbia finissima e bianca, davanti il mare che si confonde con il cielo. In lontananza la barriera corallina che attutisce le onde. Come se non bastasse, appena messo piede nell’oceano spuntano pesci di ogni colore. E sopra alle nostre teste qualche paille-en-queue, una specie di uccelli endemica.
Mitteleuropeo invece l’approccio a Long Beach, il resort più moderno di Mauritius, inaugurato ufficialmente nello scorso mese di aprile. Situato ad est, nella penisola di Belle Mare, Long Beach è di proprietà del gruppo Sun che sta trasformando la struttura pre-esistente in un “urban beach resort”. Forte di 255 camere tutte con vista mare (2 executive, 29 family standard, 108 superior beach front, 116 standard sea view), il progetto è mirato a una clientela medio alta, con cinque ristoranti che si affacciano sulla piazza centrale (“Sapori”, “Le Marchè”, “Chopstick”, “Hasu” e “Tides”) e la possibilità di avere a disposizione una spiaggia lunga 700 metri e larga 40, la più lunga e più larga di qualsiasi complesso alberghiero presente oggi a Mauritius.
Una spiaggia da mille e una notte, custodita intatta dalla barriera corallina. Long Beach è pensato per il turista che “non deve chiedere mai” perché c’è tutto a portata di mano. Dalla vacanza in riva all’oceano ad ogni tipo di sport (dal golf allo scuba diving, dalla Equa Spa alle escursioni per la pesca). O anche una rigenerante passeggiata nel verde tropicale tra il mezzo milione di piante dei giardini del resort.
Ad esempio il gruppo Veranda gestisce l’hotel Pointe aux Biches, a Grand Baie: un quattro stelle con animazione, cucina etnica e un must: sempre a piedi nudi nella sabbia. Il concept è il massimo relax, partendo appunto dallo girare scalzi. Di giorno e di notte. A tavola e in uno dei diversi lounge bar a bordo riva. Sempre. L’idea funziona, al pari di avere una spiaggia molto lunga e frastagliata, opportunità molto apprezzata dalle famiglie a caccia di quiete e mare. Dello stesso gruppo ma concettualmente Heritage Le Telfair e Heritage Awali, 2500 ettari nel Domaine de Bel Ombre, a sud: il primo è un casa coloniale del'Ottocento con vista mozzafiato, il secondo è una finestra sull’Africa.
Ma Grand Baie è anche un ottimo punto d’appoggio per chi voglia godere dell’oceano. A meno di venti minuti d’auto infatti si arriva nel porto turistico di Grand Baie dove decine di catamarani e barche a vela attendono turisti 365 giorni l’anno. Nel porto pare non esistere il concetto di “bassa stagione”: ogni giorno almeno una ventina di imbarcazioni salpano con destinazione Ile Plate, un’oasi verde quasi in pieno oceano. Un’ora e mezza di navigazione al ritmo di segà (a musica tipico mauriziano che, mixato con il reggae, diventa “seggae”) e si getta l’ancora, in attesa del tender per raggiungere la terraferma. E che attesa: sotto di noi un mare cristallino fa da contorno a decine di pesci a “caccia” di cibo. La caccia è mirata visto che ogni imbarcazione è dotata di provviste per il barbecue compreso nel biglietto (50 euro trasporto, accesso all’isola privata e, appunto, pranzo). Le equivalenti 2000 rupie mauriziane sono soldi spesi benissimo, vista che l’atmosfera - potendo - sarebbe da chiudere in una lampada magica da sfregare una volta tornati a casa. Il verde della vegetazione alle spalle, sotto la sabbia finissima e bianca, davanti il mare che si confonde con il cielo. In lontananza la barriera corallina che attutisce le onde. Come se non bastasse, appena messo piede nell’oceano spuntano pesci di ogni colore. E sopra alle nostre teste qualche paille-en-queue, una specie di uccelli endemica.
Mitteleuropeo invece l’approccio a Long Beach, il resort più moderno di Mauritius, inaugurato ufficialmente nello scorso mese di aprile. Situato ad est, nella penisola di Belle Mare, Long Beach è di proprietà del gruppo Sun che sta trasformando la struttura pre-esistente in un “urban beach resort”. Forte di 255 camere tutte con vista mare (2 executive, 29 family standard, 108 superior beach front, 116 standard sea view), il progetto è mirato a una clientela medio alta, con cinque ristoranti che si affacciano sulla piazza centrale (“Sapori”, “Le Marchè”, “Chopstick”, “Hasu” e “Tides”) e la possibilità di avere a disposizione una spiaggia lunga 700 metri e larga 40, la più lunga e più larga di qualsiasi complesso alberghiero presente oggi a Mauritius.
Una spiaggia da mille e una notte, custodita intatta dalla barriera corallina. Long Beach è pensato per il turista che “non deve chiedere mai” perché c’è tutto a portata di mano. Dalla vacanza in riva all’oceano ad ogni tipo di sport (dal golf allo scuba diving, dalla Equa Spa alle escursioni per la pesca). O anche una rigenerante passeggiata nel verde tropicale tra il mezzo milione di piante dei giardini del resort.
Fonte: TGCOM
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