mercoledì 5 ottobre 2011

se chi Produce non ne Può più


E mma Marcegaglia, pur giunta all' ultima tornata del mandato presidenziale, invece di tirare i remi in barca sta facendo per intero e in piena autonomia il suo mestiere. Sta rappresentando l' ansia e lo sconcerto dell' imprenditoria italiana davanti a un governo che quando deve mettere nuove tasse comunque alla fine ce la fa, e quando invece deve occuparsi di crescita balbetta clamorosamente. Che cosa volete che pensi un industriale italiano quando il martedì legge che a Roma stanno studiando un piano decennale (la propaganda dei regimi comunisti si fermava a 5 anni!) e il mercoledì invece viene a sapere che stanno simulando la quinta manovra? Oltre a dare voce all' amarezza («Ci prendono in giro pure in Madagascar» raccontava un industriale delle piastrelle) la Marcegaglia si è mossa per individuare le priorità e dare allo scontento la forma di un Manifesto. Si può obiettare che l' iniziativa avrebbe potuto esser presa da tempo, che il deficit di competenze «sviluppiste» del governo era chiaro da mesi ma più che piangere sul latte versato a questo punto ha senso condividere il manifesto con il mondo della piccola impresa, del commercio, della cooperazione e persino con l' associazione bancaria. Più largo sarà il fronte, maggiore risulterà l' aderenza con le legittime aspettative di quegli italiani che ogni mattina tirano su la saracinesca e ogni sera vanno a casa chiedendosi cosa ne resterà dei loro sforzi. Per quanto però il giudizio nei confronti del governo possa essere irrimediabilmente negativo (e lo è), dobbiamo sapere che siamo a un giro di boa della nostra economia. Sta iniziando un' altra storia e dovremo, con qualsiasi quadro politico, imparare a crescere senza spesa pubblica. Per l' Italia è una discontinuità senza precedenti e per le forze sociali una seconda vita. Non ci sarà più spazio per il lobbismo acchiappatutto, per aiuti alle imprese che non siano rigorosi e selettivi e ci sarà invece bisogno di rappresentanze snelle e responsabili. C' è materia per un secondo manifesto.

Il disagio delle imprese e la tentazione della scheda bianca

Tra gli imprenditori del Nord avanza la grande delusione liberale nei confronti del centrodestra e delle sue promesse. «Ormai ci prendono in giro pure in Madagascar», raccontano. La Regione Veneto ha esaurito i fondi per la cassa integrazione in deroga. Ben 720 aziende nordestine nel 2011 hanno chiuso in Italia e aperto i battenti oltrefrontiera: una dimissione strisciante dall' Italia delle tasse e della cattiva politica. Ma il dato politicamente sensibile (e nuovo) del Veneto è che sia precipitata in basso nel giudizio degli uomini di business anche la Lega.

Fonte:Corriere.it

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