mercoledì 26 ottobre 2011

La notte del 21 agosto è nata la prima Angonoka !



L'impegno del Tarta Club Italia per il Madagascar continuerà anche il prossimo anno con altri lavori e materiali che porteremo;  inoltre cercheremo di  continuare  la nostra partecipazione sociale coinvolgendo la popolazione locale.
 Dalla raccolta fondi effettuata in Italia durante le varie fiere e manifestazioni, beneficeranno a Mahajanga i bambini della scuola limitrofa al centro di recupero, come anche l'acquisto di 3-4 cucine solari a parabola, per contribuire a limitare l'uso di carbone e il conseguente disboscamento delle foreste.   Il nostro lavoro, quindi continua,  per cercare di salvare questa meravigliosa ed unica specie di tartaruga Angonoka: con il sistema di sicurezza, per evitare furti di esemplari nel centro di raccolta e nel riprodurre più esemplari, grazie anche all’uso dell’incubatrice;  anche se il rischio rimane alto per i furti dopo il rilascio in natura.
Purtroppo se allo sforzo delle associazioni internazionali come la nostra Tarta Club, Durrell, e tante altre, non si aggiunge quello dello Stato Malgascio, con maggiori controlli e pene più severe(quando intercettano i trafficanti, dopo pochi giorni li rilasciano), temo che per molte specie allungheremo solo il triste giorno della estinzione.
 Ricordo che ogni specie di tartaruga perduta rappresenta una risorsa inestimabile che viene meno per il futuro del Madagascar;  visto che, prima o poi, le risorse minerarie del paese finiranno, il domani per il Paese sarà la conservazione e la protezione della flora e della fauna, che rappresentano la ricchezza naturale, questo è  un patrimonio che non deve disperdersi perchè  legato anche al turismo che è una delle fonti principali di entrate per questa Grande Isola.
                                                                Agostino Montalti
                                                               Presidente Tarta Club Italia



La notte del 21 agosto,  è nata la prima Angonoka !


Il periodo di incubazione naturale delle uova di tartaruga è di circa 10 mesi ed è cadenzato dalla stagione delle piogge.
Alle prime piogge, che arrivano solitamente ai primi di dicembre,  i maschi iniziano le loro lotte serrate, a colpi di "vomere", la grossa protuberanza che viene usata come se fosse un ariete, per capovolgere l'avversario.  Questa lotta ha lo scopo di selezionare i maschi più forti, i quali hanno il privilegio di accoppiarsi con le femmine.  Poco dopo, verso fine dicembre, le femmine iniziano a deporre le prime uova (da 3 a 5/6 per deposizione) .
Purtroppo,  la percentuale di schiusa delle prime deposizioni in terra, è bassissima,   e questo, a nostro parere, è dovuto al fatto che il successivo arrivo delle forti piogge, fa marcire le uova; tesi avvalorata dal fatto che le ultime deposizioni hanno percentuali di schiusa notevolmente più alte.
Per questo motivo,  dopo lunghe consultazioni,  si è deciso di inserire dentro alla nuova incubatrice del Tarta Club Italia, studiata in collaborazione con la FIEM Incubators ,  12 uova degli ultimi 3 nidi deposti ad inizio marzo. Quest'anno le deposizioni sono state abbondanti (oltre 80 uova deposte),  e come prima esperienza, i responsabili Durrell, per essere cauti, hanno preferito prima vedere i risultati.
C'è anche da dire che la scelta di passare all'incubazione artificiale, dopo 25 anni di metodo naturale, è data anche dal fatto che una parte delle uova veniva persa per l'attacco di formiche e termiti,  ma i cambiamenti non sono facili da accettare subito per inserirle tutte in incubatrice.         
Se da una parte occorre pensare che, anche se la nuova incubatrice abbia un doppio sistema di protezione (meccanico ed elettronico),  che quindi abbassa moltissimo la percentuale di errori, con questa specie rarissima non possiamo permetterci di sbagliare,   ma la percentuale di uova schiuse in più, è talmente alta che vale sempre la pena di inserirle tutte all'interno dell'incubatrice.    La nuova incubatrice è dotata di due temperature di lavoro(diurna e notturna) con doppio sistema di riscaldamento e raffreddamento a celle di Peltier.   Ovviamente non abbassiamo la guardia sullo studiare nuovi sistemi per diminuire i rischi e una modifica è già prevista nella prossima missione.La nostra incubatrice è entrata in funzione ai primi giorni di aprile 2011,   ma le 12 uova erano già state in terra per poco meno di un mese, quindi i parametri e i risultati saranno in parte influenzati anche da questo primo breve periodo , che verrà poi confrontato con gli anni a venire.Dopo aver a lungo studiato le temperature del Madagascar e delle zone di origine delle Astrochelys yniphora e Astrochelys radiata e dalle esperienze di alcuni allevatori Europei di Astrochelys radiata,  il nostro parere era quello che i tempi di schiusa in incubatrice sarebbero stati molto inferiori dei 10 mesi in natura,   quindi abbiamo impostato la programmazione delle temperature e umidità,  tenendo conto di questa tesi.
Infatti, alla fine di luglio,  abbiamo detto al responsabile del centro di riproduzione di aumentare gradualmente la percentuale di umidità dal 70%  all'80/90%, simulando così l'arrivo delle prime piogge (ancora molto lontane).    La nostra teoria era che le baby rimanevano diversi mesi dentro l'uovo, già pronte, in attesa dell'arrivo delle piogge per uscire più facilmente. Uno dei motivi di questa convinzione era avvalorata dal fatto che osservando le baby appena nate dell'anno precedente, si notava già una crescita degli scudi come se fossero nate già da mesi.
Però dal dire al fare, c'è di mezzo il mare (come dice un antico e saggio proverbio) e con queste rarissime e preziosissime uova non c'è da scherzare e gli esperimenti possono essere rischiosi.  Anche se eravamo convinti della nostra tesi,  ci sentivamo addosso molta responsabilità e la mail del 22 agosto che ci annunciava la nascita della prima baby ci ha fatto tirare un bel sospiro liberatorio.
La prima baby è nata la notte del 21 agosto 2011, con ancora un poco di sacco vitellino che si è assorbito  nei 3 giorni successivi;  ovviamente ha creato un pò di agitazione anche nello staff dei nostri amici del centro di recupero di Ampijoroa ,  a cui abbiamo subito dato consigli su come trattare gli esemplari nati con sacco vitellino e di come stabulare in esterno i primi nati, che necessitano di un substrato molto umido, in modo da simulare l'umidità della stagione delle piogge,   in quanto ora e per i prossimi 4-5 mesi la stagione è molto secca. Questa prima esperienza già ci sta facendo lavorare per cercare di migliorare ulteriormente la resa del progetto e per mettere a punto i lavori della missione 2012.
Ovviamente speriamo sempre che il progetto sia sostenuto anche dai soci e dalle donazioni .

Fonte Tartaclub Italia

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