Le vincitrici domenica a Portici di Carta
C'è Irene che è europea ma si sente comunque straniera.
C'è Elisa che va a cercare le sue radici in Vietnam e Jacqueline che in
Madagascar si chiamava Nambena. Sono Irene Barbero Beerwald, Elisa Muscarello e
Jacqueline Tema, tre delle sette vincitrici di "Lingua Madre" che
domenica 9 ottobre, ore 10, in piazza San Carlo, per Portici di Carta,
parleranno dei loro racconti e delle loro storie personali insieme
all'ideatrice del concorso Daniela Finocchi: "Combinazione vuole che
quest'anno ci siano state tre torinesi tra le premiate", nota. Il 28
ottobre uscirà "Lingua Madre duemilaundici", volume di 296 pagine in
cui sono raccolti 58 brani di alcune delle 270 partecipanti, A pubblicarlo è la
Seb27, casa editrice torinese che insieme alla Finocchi, curatrice del libro,
da sei anni permette alle donne straniere di esprimersi: "Anche se molte
delle partecipanti hanno continuato a scrivere, il nostro obiettivo non è
scoprire talenti ma dare voce a chi spesso non l'ha", spiega l'ideatrice
di "Lingua Madre".
Il risultato è un affresco vivido, reale e sincero, capace
di andare oltre i luoghi comuni e stereotipi, ponendo il lettore nei panni
delle protagoniste e permettendogli di capire il loro cambiamento. Come il
racconto "Strano, estraneo, straniero" della tedesca Barbero
Beerwald, classificata seconda al concorso: "Spiega come certe sensazioni
accadano al di là del fatto di essere extracomunitaria o europea. Basta essere
stranieri per vivere certe situazioni molto
simili", spiega la Finocchi. Dal racconto della Barbero Beerwald emerge
anche la storia di una famiglia, la sua, abituata alle migrazioni: dalla
Germania alla Russia, quindi il Brasile, la Spagna e poi l'Italia: "Ho
camminato in un solco tracciato per me da generazioni di migranti",
sintetizza l'autrice. La giovane Elisa Muscarello, classe 1986, premiata dalla
giuria popolare del concorso, ha dedicato il racconto "La terra
materna" al viaggio in Vietnam, alla ricerca delle radici della madre
vietnamita, narrato sotto forma di lettera al genitore.
Jaqueline Tema, premio speciale del Rotary Club Torino Mole Antonelliana, ha scritto "Due infanzie per Nambena" per spiegare le due vite vissute da questa giovane insegnante arrivata a Torino dal Madagascar quando aveva solo dodici anni: "È la sua storia personale, di lei che arriva da bambina da quest'isola africana nella fredda città. Ci sono degli episodi particolari che ben sottolineano il cambiamento come il mettersi le scarpe, ma c'è anche l'abbandono dei genitori per poi ritrovare una nuova famiglia", sintetizza la curatrice del libro.
Jaqueline Tema, premio speciale del Rotary Club Torino Mole Antonelliana, ha scritto "Due infanzie per Nambena" per spiegare le due vite vissute da questa giovane insegnante arrivata a Torino dal Madagascar quando aveva solo dodici anni: "È la sua storia personale, di lei che arriva da bambina da quest'isola africana nella fredda città. Ci sono degli episodi particolari che ben sottolineano il cambiamento come il mettersi le scarpe, ma c'è anche l'abbandono dei genitori per poi ritrovare una nuova famiglia", sintetizza la curatrice del libro.
di ANDREA GIAMBARTOLOMEI
Fonte: La Repubblica
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