mercoledì 5 ottobre 2011

Il Settebello del Madagascar

Il viaggio in treno da Fianarantsoa a Manakara

Se ripenso al viaggio in Madagascar, una delle esperienze più entusiasmanti, se non la più bella, é stata il viaggio in treno da Fianarantsoa a Manakara, sulla costa orientale dell'isola, affacciata sull'Oceano Indiano. Dopo aver passato un po' di tempo presso l'associazione Koinonia, ci siamo infatti diretti verso l'oceano per trascorrervi alcuni giorni prima di cambiare di nuovo rotta e tornare verso l'interno nella foresta pluviale di Ranomafana. Una mattina ci siamo quindi diretti verso le 6 e mezza alla stazione di Fianarantsoa, per prendere il famoso treno, che mi intrigava da anni, da quando avevo leto un racconto di viaggio su Turisti per Caso, di due ragazze che avevano viaggiato su questo famoso treno, molto vecchio e malandato e tremendamente affascinante. La tratta percorsa copre circa 120 km con 18 stazioni, ed é l'unico pezzo rimasto attivo della linea ferroviaria nazionale malgascia, per il resto inutilizzata dopo l'indipendenza. Si tratta di un treno merci, utilizzato dai numerosi abitanti dei villaggi della foresta per rifornirsi di merci da Fianarantsoa e per vendere fino a Manakara i prodotti locali:soprattutto legno di palissandro e frutta, tra cui spicca una vasta produzione di banane caricate sul treno e vendute sull'oceano.
 I villaggi sono infatti isolati e non collegati da altre strade se non dal treno, che passa circa 2 volte a settimana, spesso in modo discontinuo. L'arrivo dei vagoni é quindi una festa per tutti gli abitanti dei piccoli villaggi, essendo la loro fragile economia basata proprio sul commercio di questi beni della foresta, come il legno o la frutta, che non riuscirebbero a trasportare in nessun altro modo. Si tratta inoltre di un modo per vedere qualche vazaaha (straniero) che viaggia nel vagone passeggeri attaccato in fondo al treno merci. 
Lungo il percorso si passa letteralmente in mezzo alla giungla, si toccano i rami, si é immersi tra il verde delle foglie, il treno passa in un corridoio strettissimo che attraversa la foresta primaria, in un paesagio lussureggiante e rigoglioso. 
E oltre alla bellezza mozzafiato del paesaggio, che varia continuamente durante le 12 e più ore di viaggio, l'emozione di questo viaggio risiede nelle persone inconttrate ad ogni fermata, nei sorrisi ricevuti, nelle poche parole scambiate in malgascio, nei visi che si cristallizzano nei ricordi più belli, come quello di questa bambina da cui ho comprato una collanina fatta a mano da lei con semi della foresta e filo violetto, in un villaggio nel mezzo della  giungla lontano molte ore di viaggio dalla città più vicina. 
Infatti in ognuna delle 18 stazioni lungo il percorso, il treno si ferma e sosta dai 10 minuti a mezz'ora abbondante, per scaricae nel villaggio le merci portate dalla città e caricare sul treno banane o prodotti locali. Come ricordato, questo treno é vitale sia per l'economia che per la sussistenza stessa dei villaggi, che vedono nell'arrivo dei vagoni e dei passeggeri l'occasione per racimolare qualche soldino e fare degli incontri interessanti con gente venuta da altri posti; il treno ha quindi propriamente una valenza di scambio, sia economico che culturale, in villaggi altrimenti isolati da tutto.

Ad ogni fermata quindi si scende, si cammina lungo i binari, si esplorano un po' i dintorni, e si é circondati da tutto il villaggio:donne,bambini e anziani tutti lì a salutare, parlare, vendere del cibo, della frutta, della verdura, o qualsiasi cosa si possa produrre e vendere nel loro minuscolo villaggio
Lo scambio avviene attraverso i finestrini del treno, che vedono mani e visi affacciarsi, contrattare, brontolare, e infine comprare insalata, nespole, mandarini, frittelline di farina di riso e  cosce di pollo arrosto, da consumare sul treno durante il lungo viaggio fino all'oceano. 
Tutto il villaggio é in festa, le donne sorridono, cercano di vendere, camminano, chiacchierano, salutano, scherzano, si portano appresso nugoli di bambini di tutte le età. E per i viaggiatori, é un enorme pic-nic a cielo aperto, diverso in ogni stazione a seconda dei prodotti venduti, un banchetto meraviglioso dove si mischiano gusti e sapori nuovi e genuini, dove le merci ed i piatti, come la gente, hanno colori vividi e accesi. 

Ecco un po' delle prelibatezze assaggiate lungo il viggio:banane fritte e caramellate un delizioso, buonissimo involtino cotto al vapore avvolto in foglie di banano e contenente:farina di riso, zucchero di canna, arachidi tostate macinate, banane schiacciate, mangiato ancora tiepido dalle mani della donna che l'ha appena preparato é un'esperienza bellissima. 
Un'esperienza culinaria decisamente soddisfacente, soprattuto se fatta in mezzo a questo paesaggio, che inizia con le risaie per trasformarsi via via in colline rigogliose ricoperte di alberi e vegetazione, senza ombra di case o città, solo giungla a pedita d'occhio.  Un viaggio nel viaggio questo treno, in un'Africa povera e scalza che si arrabatta per sopravviere, che non smette di sorridere, un'Africa lontana anni luce da noi e che ora mi manca terribilmente. 
Un'africa dove i bambini vanno in giro per la foresta da soli, e si spartiscono una sola nespola in tre senza litigare. 
Africa di villaggio dove i piedi scalzi sono polverosi tutto l'anno. 
Africa dove i bambini aspettano il treno e ti vengono incontro con ceste ripiene di banane e vaniglia e basta un solo sguardo per farti innamorare di loro e della loro allegria contagiosa.
Africa dove i bambini più piccoli  sono sempre sulle spalle di madri o di sorelline, avvolti sulla schiena, che dormono placidamente in mezzo al frastuono con i loro lineamenti dolci.
Un viaggio avventuroso su questo treno, che non ha porte a chiuderlo dalla giungla, ma in ogni vagone si sale direttamente e si può stare seduti con le gambe pensoloni nel vuoto e gli alberi della foresta che sfiorano braccia e viso.                                          Il piacere dell'avventura, dello sconosciuto, mi dà i brividi e mi cattura sempre.
Durante il viaggio ci sono ritardi, soste impreviste, un pezzo di treno da riparare che obbliga ad una sosta prolungata, ma tutto va bene, arriveremo all'oceano, sia che ci vogliano 9 ore che 13 di viaggio,” mora mora” cioè piano piano in malgascio. 
Lentezza, calma, il tempo perde quasi la sua dimensione. Il piacere di viaggiare non con un aereo supersonico, ma piano piano, con la gente, come la gente del posto, anche tra sudore polvere e umidità e ritardi di ore. 
Comprare tutti i samosa preparati e venduti da questa bimba, e dirle in malgascio che sono buoni, e vederla ridere felice perché in pochi minuti ha venduto tutto il suo piatto e racimolato centesimi che per noi sono irrisori (in Italia due sambosa costano 5 euro..li ne avremo comprati una trentina per meno di un euro) ma che per lei,  per la sua famiglia, fanno sicuramente la differenza. Ed erano assolutamente deliziosi, ancora caldi. Poi man mano che scende la sera, verso le 5 di pomeriggio, sentirsi infiammare dal sole arancio che illumina magistralmente tutta la foresta ( e che non sono riuscita a fotografare decentemente) e vedere la notte scendere tra gli alberi e fare cielo e nuvole di mille sfumature. Sentirsi piccolissimi di fronte all'immensità della foresta pluviale che ci circonda, a perdita d'occhio, sperduti sul treno senza segnale di rete sul cellulare, isolati da tutto, e sentirsi in una pace totale e completa con la natura, con noi stessi. Poi si fa tutto buio ed il viaggio prosegue nell'oscurità totale per altre 3 o 4 ore, attorno solo la foresta, nera, ma viva, e gli sbuffi del treno, il ciuf-ciuf del suo percorso nella notte silenziosa, a volte fioche luci di falò indicano le stazioni dove ci fermiamo, buie ma palpitanti di bambini e gente che anche qui aspettano, vendono, parlano, ridono, nel buio più totale e assoluto. E nella notte, l'arrivo sull'oceano, l'aria umida e salmastra che ci accoglie, è il nostro primo incontro con l'oceano indiano, un arrivo in stazione,  gremita di gente, ed il nostro acquisto dal finestrino di frutti tropicali asprigni e dolci in un cestinetto fatto a mano con foglie di banano intrecciate.
Un treno che sognavo di vedere da anni, ora so che vale da solo tutto il viaggio in Madagascar.
Fonte: ilcoltellodibanjas.blogspot.com


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