mercoledì 4 maggio 2011

Gli studenti dell'istituto di Torricella hanno incontrato il missionario manduriano don Leonardo Mero

Spende la propria vita per Gesù e per i ragazzi

Ha salutato gli alunni dell’istituto comprensivo “Michelangelo Buonarroti” di
Torricella con un augurio in lingua malgascia, quella, ovvero, utilizzata in Madagascar, la grande isola al sud dell’Africa in cui, da quasi tre lustri, “spende la propria vita per Gesù e per i ragazzi”.
«Mifalia Lalandava» è stato l’augurio per i ragazzi che hanno conosciuto questa straordinaria figura di sacerdote salesiano, don Leonardo Mero. Ovvero “siate sempre nella gioia”.
Una gioia che don Leonardo dona a tantissimi ragazzi di un angolo remoto della foresta tropicale, in cui vi è il villaggio di Bemaneviky.
«Quando ho scelto di diventare missionario? Devo ammettere che sino a 15 anni non frequentavo neppure la chiesa e non partecipavo quindi alle funzioni religiose» è stata la premessa di don Leonardo. «Ma la scintilla era scoccata quando, in quinta elementare, la mia classe aveva incontrato una suora missionaria, che viveva in Tanzania. Mentre lei parlava della sua opera in quella missione, io già mi immedesimavo insieme ai bambini in un luogo povero sperduto. Ricordo che avevo in tasca, come risparmi, 500 lire. Non esitai ad offrirle alla missionaria, con la raccomandazione di utilizzarle per i bambini poveri. Non ho mai confessato questa aspirazione ai miei genitori, per il timore che mi impedissero di realizzare il mio sogno. Ne parlai, però, ad un sacerdote salesiano di Manduria e, poi, incontrando un altro sacerdote missionario giapponese, a 18 anni, ho definitivamente preso questa decisione».
Inizialmente da laico, don Leonardo Mero ha deciso di spendere la sua vita in favore dei meno fortunati. Ma la sua partenza alla volta del Madagascar non è stata facile…
«Ero all’aeroporto di Parigi, e, mentre attendevo di imbarcarmi per il Madagascar, mi fu riferito che il mio posto non era più disponibile. Questa notizia mi sconvolse. Mi volevano rimandare a Roma, ma io riuscì a passare i controlli e a giungere sino al capitano dell’aereo. Costui, capendo la mia ferma volontà di raggiungere il Madagascar, mi propose di viaggiare con lui nella cabina di pilotaggio: fu un volo splendido…».
In Madagascar fu accolto con i canti e con le danze della gente del villaggio.
«Io ero pazzo di gioia: in quel momento decisi che non avrei mai più lasciato quella terra» ha continuato don Leonardo, che, qualche anno dopo, fu ordinato sacerdote salesiano.
Da quasi quindici anni “divide la sua giornata tra la gente, i bambini, i vecchi, uomini e donne che hanno bisogni concreti: si leggono in faccia. Gente che soprattutto cerca uno sguardo, un cenno di amicizia, in un villaggio dove, giorno dopo giorno, si sperimenta la difficoltà e la fatica di vivere”.
Come tutti i salesiani, don Leonardo rivolge prioritariamente la sua opera e il suo amore verso i più piccoli, spesso abbandonati dai genitori e quindi esposti ad ogni rischio. A loro viene insegnato un lavoro oppure offerta la possibilità di studiare. In loro si investe, perché i ragazzi costituiranno il futuro di questo Paese.
E con don Leonardo, in questo villaggio, “mamy ny aina”. La vita è sempre dolce…

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