mercoledì 4 maggio 2011

Jacqueline Tema (Madagascar) Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana

Concorso letterario Lingua Madre 2011
Nata nel 1975 in un villaggio nel sud del Madagascar, si trasferisce a 12 anni a Torino. Qui comincia per lei una nuova vita, con un nome che non sapeva di avere: Jacqueline. In Italia impara a scrivere e a leggere, ottenendo un diploma. Da dieci anni lavora come educatrice in un asilo nido. Dice: «Sono cittadina italiana da due anni, ma custodisco nel cuore il ricordo della piccola Nambena», quella parte di sé che la lega alla sua terra d'origine. Il suo racconto “Due infanzie per Nambena” ha vinto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: Per la dolcezza del ricordo di un'infanzia semplice e serena in una terra ormai lontana; per la lucida e pacata ricostruzione di un lungo e doloroso percorso di integrazione che vede la protagonista rinascere in una nuova famiglia, vivere una seconda infanzia e diventare donna in un paese che sente finalmente suo. Un racconto emozionante a testimonianza di un possibile percorso d'integrazione fra differenti culture che arrivano a fondersi fino a dare nuova vita e nuove prospettive alla protagonista. La capacità dell'autrice di vedere lontano un mondo "coloratissimo" e di avvicinarsi "a chi fa più fatica" attestano il possesso dei sentimenti di pace e di tolleranza auspicati nel Premio speciale.

Il racconto “Due infanzie per Nambena”

Sono nata in Madagascar trentacinque anni fa, sono “rinata” d’incanto a Torino ventitré anni fa.
Ho avuto un destino singolare. Ho vissuto due infanzie diverse e distinte, in due terre lontane tra loro, con due famiglie, due mamme, due nomi: Jacqueline, il nome anagrafico, Nambena, il nome malgascio.
Anche quest’anno sono tornata a Shakalama, il mio villaggio d’origine nel sud dell’isola, dove vive Navo, la mia mamma, una donna alta, bella, con due grandi occhi splendenti. Mio padre invece era piccolo di statura, ma un grande uomo, dalla comunità considerato il più saggio. Se pur combinato dai genitori, il loro è stato un matrimonio d’amore: mamma aveva dodici anni, papà venti.
Dopo tre maschi, sono stata la prima bambina, desiderata per quasi vent’anni.
Quando sono nata mi hanno dato un nome dolcissimo, a ricordo della loro attesa: Nambena, in malgascio la “Ben Arrivata”.

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