Forte appoggio al Consiglio di Transizione libico, uscita di scena di Gheddafi e contrarietà ad un’azione di terra. Sono ledirettrici dell’azione diplomatica italiana per superare la crisi libica, che il Ministro Frattini sta portando avanti nel corso delle sue consultazioni con i partner internazionali.
Nella giornata di martedì,Frattini, prima di partecipare al Consiglio Esteri UE a Lussemburgo,ha incontrato a Roma e il rappresentante per la politica estera del Consiglio Nazionale Transitorio (CNT) libico, Ali al Isawi, e il generale Younis, responsabile militare, assicurando il forte appoggio dell’Italia. Il CNT vorrebbe avere a disposizione parte dei finanziamenti incassati dal congelamento dei beni legati al regime di Gheddafi e un'azione più efficace da parte della Nato. Oppure in alternativa, la possibilità di essere aiutati con la consegna di armi, per difendersi.
L’Italia è favorevole al finanziamento del CNT con i beni di Gheddafi, previa discussione con i partner. Discussione aperta anche sulla fornitura di armi ai ribelli, perché la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite non lo esclude, ha detto Frattini da Lussemburgo, dove ha incontrato con i colleghi europei Mahmud Jibril in rappresentanza dei ribelli.
Da parte dell'Italia c'è poi la disponibilità a garantire al CNT un aiuto alla“institution building” con l'invio di esperti per le attività e il funzionamento della nuova amministrazione e un team di tecnici per la logistica portuale a Bengasi. Inoltre, la terza conferenza del Gruppo di contatto - prevista a Roma nella prima decade di maggio - sarà focalizzata sull'aspetto umanitario.
Per quanto riguarda il cessate il fuoco, l’Italia ritiene che l’unica possibilità concreta sia l’uscita di scena di Gheddafi. E il CNT, ha riferito Frattini, ha presentato ai Ministri degli Esteri UE a Lussemburgo una road map "molto precisa" per la transizione democratica della Libia: “Due settimane dopo l'uscita di scena di Gheddafi, loro sono pronti a varare un comitato nazionale costituente per adottare una costituzione libica e preparare poi entro pochi mesi le elezioni generali e le elezioni presidenziali".
L’Italia resta contraria ad un’azione di terra. Per questo motivo Frattini ha espresso “forti dubbi” anche ad accompagnare con armi sul terreno una missione umanitaria che la UE è pronta a dispiegare se l’Onu lo chiede. "Una cosa - ha spiegato Frattini - è proteggere una nave che trasporta aiuti umanitari, un'altra cosa è accompagnare la Croce rossa sul territorio con forze armate di terra".
Perplessità anche sull’ipotesi di partecipare con gli aerei italiani ai bombardamenti, per via della storia coloniale italiana, ha precisato Frattini, che però ha aggiunto: “Vedremo cosa ci chiederà il presidente del CNT Jalil venerdì: se vi fosse una richiesta tranquillizzante in questa situazione, la nostra riluttanza, che è forte, potrebbe essere rivista”. (ItalPlanet News)
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