C’erano una volta le impiraresse che perdevano gli occhi a infilare perline, le filandine che passavano la vita con le mani nell’acqua bollente e le lavandere che battevano i panni curve sui ruscelli sospirando sul bel molinaro. Ma all’alba del terzo millennio, al passo con il resto del mondo che produceva ingegneri elettronici e fisici nucleari e scienziati delle fibre ottiche, nacquero finalmenete anche in Italia delle nuove figure professionali femminili: le scodellatrici. Cosa fanno? Scodellano. E basta? E basta. Il moderno mestiere, per lo più ancora precario, è nato per riempire un vuoto.Quello lasciato dalle bidelle che, ai sensi del comma 4 dell’art.8 della legge 3 maggio 1999, n.124, assolutamente non possono dare da mangiare ai bambini delle materne. Detta alla romana: “Nun je spetta”
C’è scritto nel protocollo d’intesa coi sindacati. Non toccano a loro le seguenti mansioni: a) ricevimento dei pasti; b) predisposizione del refettorio; c) preparazione dei tavoli per i pasti; d) scodellamento e distribuzione dei pasti; e) pulizia e riordino dei tavoli dopo i pasti; f) lavaggio e riordino delle stoviglie. Scopare il pavimento si, se proprio quel pidocchioso del direttore didattico non ha preso una ditta di pulizie esterna. Ma scodellare NO.
Ed ecco che le scuole materne e primarie, dove le bidelle (pardon:
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